Malattia di Fabry, una malattia da accumulo lisosomiale


La malattia di Fabry è una malattia da accumulo lisosomiale, causata da mutazioni a carico del gene che codifica per l’enzima alfa-galattosidasi A, che alterano o aboliscono l'attività enzimatica.

La malattia di Fabry è misconosciuta, poiché la sintomatologia è spesso sovrapponibile a quella di altre patologie.

Nella fase iniziale della malattia si ha la presenza di acroparestesie, successivamente è coinvolto il sistema nervoso periferico con alterazione della termoregolazione e di alcuni organi e sistemi: complicanze del derma ( angiocheratomi, ipoidrosi ), dell’apparato renale, cardiaco ( sistema di conduzione ), vascolare ( ictus giovanile, ipertrofia ventricolare sinistra ), apparato respiratorio, e gastroenterico, cui si aggiunge il coinvolgimento oftalmologico ( opacità della cornea ).

Sotto l’aspetto eziologico, la malattia di Fabry è un’enzimopatia lisosomiale correlata al cromosoma X.
L’alfa-galattosidasi A è una idrolasi lisosomiale che interviene nel metabolismo dei glicosfingolipidi .L’interruzione del processo porta all’accumulo di Gb3 ( globotriaosilceramide ) non degradato ed, in misura minore, di galabiosilceramide (Ga ), all’interno delle cellule dell’organismo.
Questo tipo di sfingolipidi si trova anche nei soggetti sani, ma negli individui con malattia di Fabry, sono presenti in quantità 30-300 volte maggiori.
L’accumulo del Gb3 all’interno dei lisosomi danneggia il normale funzionamento cellulare.

Poichè la malattia è legata al cromosoma X, i maschi emizigoti presentano sempre una forma grave della patologia, mentre le donne eterozigoti, a causa dell’inattivazione casuale del cromosoma X, presentano un sintomatologia più sfumata.

Diversi studi hanno dimostrato che la terapia enzimatica sostitutiva è associata a benefici per i pazienti affetti da malattia di Fabry.
La terapia sostitutiva provoca una riduzione del materiale di accumulo nei diversi distretti cellulari con una conseguente diminuzione dei disturbi associati.

Per trarre maggiore beneficio dalla terapia di sostituzione enzimatica è opportuno che i pazienti inizino il trattamento prima della comparsa della sintomatologia, evitando i gravi danni agli organi vitali. ( Xagena_2008 )

Fonte: Istituto di Biomedicina ed Immunologia Molecolare, CNR, Palermo, 2008




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