Italia: l'impiego delle terapie non-convenzionali si sta riducendo
L’Istat attraverso l’indagine multiscopo Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari ha raccolto informazioni presso i cittadini sullo stato di salute, su alcuni fattori di rischio per la salute, sul ricorso ai servizi sanitari e ai principali strumenti di prevenzione.
L’indagine ha riservato poi una breve sessione all’utilizzo di metodi di cura non convenzionali.
Il campione complessivo dell’indagine è costituito da 60 mila famiglie.
1 - Risultati principali
Il fenomeno è diffuso tra quote importanti di popolazione, ma decresce negli ultimi 5 anni
Negli ultimi anni le terapie non convenzionali hanno raggiunto un’importante diffusione. Nel 2005 circa 7 milioni 900 mila persone ( il 13,6% della popolazione residente ) hanno dichiarato di aver utilizzato metodi di cura non convenzionali nei tre anni precedenti l’intervista.
Tra i vari tipi di terapie non convenzionali la più diffusa è l'omeopatia, utilizzata dal 7,0% della popolazione; seguono i trattamenti manuali scelti dal 6,4% delle persone; la fitoterapia e l'agopuntura utilizzati rispettivamente dal 3,7% e dall’1,8% della popolazione e, infine, altri tipi di terapie non convenzionali ( 0,4% ).
Se tra il 1991 e il 1999 l'aumento dell'uso di queste terapie è stato sensibile, tale incremento si è arrestato nel corso degli ultimi 5 anni. Rispetto al 1999-2000, si stima che si sia ridotto di circa un milione il numero di persone che hanno fatto uso almeno una volta negli ultimi 3 anni di terapie non convenzionali ( nel 1999-2000 era pari a circa 9 milioni ). La diminuzione è stata maggiore tra gli uomini, tra le persone nelle fasce di età centrali ( 25-54 anni ), tra gli anziani e tra le persone che risiedono nell’Italia insulare. Stabile l’utilizzo delle terapie non convenzionali tra i bambini e i ragazzi fino a 14 anni.
Emergono andamenti differenziati a seconda del tipo di terapie. Per quanto riguarda l’omeopatia, dal 1991 ad oggi si osserva complessivamente un notevole aumento ( dal 2,5% di inizio periodo al 7% del 2005 ), ma la quota dei fruitori è diminuita nel corso degli ultimi 5 anni ( nel 1999 si è raggiunto il picco dell’ 8,2% ).
Per quanto concerne invece l’agopuntura e la fitoterapia, dopo un primo aumento tra il 1991 e il 1999, nell’ultimo quinquennio ci si è riportati ai livelli rilevati all’inizio del periodo.
Anche per i trattamenti manuali, rilevati per la prima volta nel 1999, si è registrato negli ultimi 5 anni una lieve diminuzione: si passa dal 7,0% al 6,4%. Tale decremento è da attribuire prevalentemente alle donne nelle fasce di età centrali ( 25-44 anni ) e agli uomini anziani, mentre si mantiene costante nelle altre fasce di età.
2 – Caratteristiche degli utilizzatori
Più donne che uomini
Sono più le donne ( circa 4 milioni e 700 mila, pari al 15,8% ) che gli uomini ( 3 milioni 162 mila, pari all’11,2% ) a usare i rimedi non convenzionali.
Analizzando nel dettaglio i singoli rimedi, emergono differenze di genere soprattutto per ciò che riguarda il ricorso all'omeopatia ( 8,8% delle donne contro 5,1% degli uomini ) e alla fitoterapia ( 4,8% contro 2,6% ).
Meno accentuate sono, invece, le differenze nel caso dell'agopuntura ( 2,2% contro 1,5% ) e dei trattamenti manuali ( 7,1% contro 5,7% ).
In generale sono le persone di età adulta, dai 25 ai 64 anni, a ricorrere in misura più consistente ai vari tipi di terapie non convenzionali e, in particolare, quelle di età compresa tra i 35 e i 44 anni: in questa fascia di età, più del 20% delle donne ha fatto ricorso a rimedi non convenzionali, contro il 14,6% dei coetanei maschi.
I trattamenti omeopatici, così come la fitoterapia e i trattamenti manuali, vengono scelti in prevalenza da donne di 25-54 anni. L'agopuntura è invece più diffusa tra le persone anziane, in quanto spesso rappresenta un rimedio al dolore soprattutto per le donne, più frequentemente colpite da patologie invalidanti e dolorose.
Utilizzo più diffuso tra le persone di status sociale alto e tra quelle che vivono nel Nord
La propensione a far uso dei metodi di cura non convenzionali aumenta con l'elevarsi del titolo di studio: il 18,7% di chi è in possesso di una laurea o di un diploma ha fatto ricorso ad almeno un tipo di terapia non convenzionale, contro il 13,5% di coloro che hanno la licenza media e il 9,2% di chi ha conseguito al massimo la licenza elementare.
Le differenze rispetto al livello di istruzione sono più accentuate nel caso del ricorso all'omeopatia ed ai trattamenti manuali: la quota massima di utilizzo raggiunge rispettivamente il 10,3% e il 9,3% tra i laureati contro il 4,0% e il 4,1% tra chi ha la sola licenza elementare.
Sono soprattutto i dirigenti, imprenditori, liberi professionisti ( 23,3% ) e gli impiegati ( 21,6% ) ad aver fatto uso di terapie non convenzionali almeno una volta negli ultimi 3 anni.
Meno diffuso l’utilizzo di tali metodi di cura tra gli operai ( 12,5% ), i ritirati dal lavoro ( 11,4% ) e per le persone in altra condizione ( 9% ).
Si ricorre ai rimedi di cura non convenzionali soprattutto nelle regioni dell’Italia Nord orientale. In queste regioni infatti il 21,9% dichiara di averne fatto uso negli ultimi tre anni, tale percentuale scende al 17,9% nel Nord Ovest, al 13,6% nelle regioni dell’Italia centrale e al 7,0% nelle Isole, mentre nel Sud soltanto il 5,4% delle persone dichiara di aver fatto ricorso a metodi di cura alternativi.
La differenza territoriale è più rilevante nel caso dell'omeopatia per la quale si passa dal 11,4% dell'Italia Nord Orientale al 6,8% del Centro e al 2,0% dell’Italia Meridionale. Per gli altri tipi di terapia il divario territoriale persiste, anche se più attenuato.
Rispetto all’uso di terapie non convenzionali, tra le regioni troviamo al primo posto la Provincia autonoma di Bolzano ( 34,3% ) seguita dalla Valle d’Aosta ( 24,1% ), dal Veneto ( 23,4% ), dalla Provincia autonoma di Trento ( 22,1% ) e dal Friuli Venezia Giulia ( 21,4% ).
Un simile profilo regionale si rileva anche se si analizzano le singole terapie, ma nel caso dell’agopuntura anche Piemonte e Emilia Romagna si collocano ai primi posti della graduatoria. In coda si posizionano le regioni del Sud: Basilicata e Campania ( 4,8% ), Calabria ( 5,1% ), Sicilia ( 5,5% ), Puglia ( 5,6% ) e Molise ( 5,8% ).
Dal 1999-2000 ad oggi si è registrata una diminuzione più consistente nell’utilizzo dell’agopuntura soprattutto in Sicilia ( dove la differenza percentuale supera il 60% ), Emilia Romagna e Abruzzo, mentre il ricorso a rimedi omeopatici diminuisce di più in Molise, Abruzzo e Sicilia.
Per quanto riguarda la fitoterapia i decrementi maggiori si rilevano in Abruzzo, Liguria, Piemonte e Sicilia.
Una maggiore stabilità regionale si osserva per i trattamenti manuali.
La Sicilia è la regione che presenta maggiori decrementi per tutte le terapie non convenzionali considerate.
Quasi il 10% dei bambini e ragazzi è curato con terapie non convenzionali
Tra i bambini e ragazzi fino a 14 anni, il 9,6% è stato sottoposto a trattamenti non convenzionali. In questa fascia di età non si registrano differenze rispetto al passato. Il tipo di trattamento più usato è l'omeopatia, che riguarda il 7,9% dei bambini e ragazzi. Disaggregando ulteriormente il dato, si evidenzia che sono per lo più i bambini dai 3 ai 5 anni a essere sottoposti alle cure omeopatiche, il 10,7% della popolazione infantile in quella fascia di età. Tale percentuale è più bassa nella fascia di età precedente e tra i bambini e ragazzi compresi tra 6 e 14 anni ( 6,2% ).
I bambini e ragazzi che sono curati con terapie non convenzionali spesso sono ovviamente inseriti in contesti familiari nei quali si ricorre più di frequente a tali terapie.
Complessivamente il 31,0% dei bambini e ragazzi curati con trattamenti omeopatici ha entrambi i genitori che si curano allo stesso modo, mentre nel 64,4% dei casi almeno uno dei genitori ha utilizzato questo metodo di cura alternativo.
Considerando i bambini e ragazzi che hanno soltanto un genitore che ha fatto uso di trattamenti omeopatici, si osserva che, nella maggior parte dei casi, è la madre ad aver fatto ricorso a tale metodo di cura, mentre è nettamente inferiore il numero di bambini e ragazzi sottoposti a terapie omeopatiche quando tra i due genitori le ha utilizzate soltanto il padre.
Si ricorre più spesso ad un solo tipo di terapia non convenzionale
Negli ultimi 5 anni è diminuito l’uso di terapie non convenzionali ed è aumentato, soprattutto tra gli uomini, il numero di quanti effettuano un solo tipo di terapia. Attualmente il 69,2% di chi ha fatto ricorso a terapie non convenzionali si è affidato ad un solo trattamento.
Sono soprattutto i trattamenti manuali e l’omeopatia ad essere scelti come metodi esclusivi, rispettivamente il 39,4% e il 38,5% tra quanti hanno fatto uso di un solo tipo di terapia non convenzionale, seguiti dalla fitoterapia ( 11,9% ) e dall’agopuntura ( 9,0% ).
Il 21,1% degli utilizzatori dichiara invece di aver fatto ricorso a due tipi di terapie non convenzionali. Le combinazioni più frequenti tra i vari metodi di cura sono: omeopatia e fitoterapia ( 35,5% ) e omeopatia e trattamenti manuali ( 30,8% ). Un’altra quota consistente di persone, pari al 9,7%, ha sperimentato tre o più tipi di terapie e tra queste persone il 22,2% ha fatto ricorso addirittura a 4 o 5 diversi rimedi alternativi.
Sono soprattutto le persone comprese nelle fasce di età centrali ( 35 – 54 anni ) a combinare i vari tipi di trattamento, mentre tra i più giovani e tra gli anziani prevale l’abitudine ad affidarsi ad un solo tipo di terapia non convenzionale.
Le donne più degli uomini hanno l’abitudine ad integrare 2 o più terapie non convenzionali.
La differenza di genere è più marcata tra i giovani di 25-34 anni, infatti in questa fascia di età la differenza percentuale uomo donna è pari al 45%.
Nelle regioni del Nord è più frequente il ricorso a più tipi di terapie, in particolare le quote più alte si osservano in Valle d’Aosta, nella provincia di Bolzano e nel Veneto. Nel Sud e nelle Isole invece prevale la tendenza a ricorrere ad un solo tipo di rimedio non convenzionale ( 77,0% e 74,0% ).
Alto il livello di soddisfazione nei confronti delle terapie non convenzionali da parte degli utilizzatori
Chi utilizza le terapie non convenzionali si dimostra abbastanza soddisfatto per i risultati ottenuti. E’ sempre superiore al 60% la quota di quanti dichiarano di aver avuto benefici dai diversi approcci terapeutici utilizzati. I più soddisfatti sono gli utilizzatori dei trattamenti manuali ( 77,9% ), tra i quali soltanto il 4,0% ritiene di non avere avuto alcun beneficio.
Elevata anche la percentuale di soddisfatti tra coloro che hanno fatto uso di omeopatia e fitoterapia ( rispettivamente 71,3% e 70,3% contro 21,9% e 21,2% di chi dichiara benefici solo parziali ).
Meno elevato il livello di soddisfazione per ciò che riguarda l’agopuntura ( 61,1% di soddisfatti contro 18,6% di persone che dichiarano benefici solo parziali ).
Rispetto al 1999-2000 diminuisce la soddisfazione nei confronti dell’agopuntura e della fitoterapia: la quota di chi ritiene di non avere ottenuto benefici tramite queste terapie passa rispettivamente dal 12,1% al 20,2% e dal 3,2% all’ 8,6%.
Si mantiene invece pressoché costante la soddisfazione nei confronti di omeopatia e trattamenti manuali.
All’aumentare dell’età la quota di chi riferisce di avere avuto benefici dalle terapie non convenzionali utilizzate decresce. Non si osservano invece rilevanti differenze di genere.
Per tutti i tipi di terapie, i laureati e i diplomati si dichiarano più soddisfatti dei risultati ottenuti di quanto non siano le persone con titolo di studio più basso.
In particolare, per quanto riguarda i trattamenti manuali la quota di soddisfatti raggiunge tra i più istruiti l’81,4% contro il 70,1% tra chi ha conseguito al massimo la licenza elementare.
Tra quanti sono ricorsi a terapie non convenzionali, le quote più basse di soddisfatti si osservano nel Sud, in particolare per l’agopuntura ( 51,4% ) e la fitoterapia ( 59,6% ).
La regione nella quale, al contrario, si riscontra la percentuale più alta di persone soddisfatte è la Valle d’Aosta per tutti i tipi di terapie, con la sola eccezione dell’agopuntura che è apprezzata maggiormente nel Lazio ( 72,9% ).
La tendenza è integrare rimedi omeopatici o fitoterapici con i farmaci tradizionali
Considerando solo le persone che negli ultimi 3 anni hanno fatto uso almeno una volta di trattamenti omeopatici o fitoterapici, emerge che nell’ultimo anno la maggior parte di esse ( 73,5% ) ha integrato sia omeopatia e fitoterapia che farmaci tradizionali. In particolare il 44,2% è costituito da persone che pur avendo fatto ricorso a omeopatia e fitoterapia hanno tuttavia utilizzato prevalentemente le terapie tradizionali, mentre il 29,3% è costituito da persone che dichiarano di aver integrato terapie tradizionali e terapie non convenzionali privilegiando come metodi di cura queste ultime.
E’ pari invece al 17% la quota di persone che negli ultimi 12 mesi ha fatto uso esclusivamente di omeopatia o fitoterapia senza associarle ad altri trattamenti della medicina ufficiale.
Infine, una quota non trascurabile di persone, pari al 9,5%, pur avendo fatto uso negli ultimi tre anni di omeopatia e fitoterapia, non vi ha fatto ricorso negli ultimi 12 mesi.
Gli uomini più delle donne dichiarano di aver utilizzato nell’ultimo anno omeopatia e fitoterapia in maniera esclusiva ( 18,7% contro 16,0% ), mentre prevale tra le donne la tendenza ad utilizzare prevalentemente i farmaci tradizionali ma integrandoli con le medicine non convenzionali ( 45,3% contro 42,2% ).
Soprattutto le persone più giovani e gli adulti fino a 64 anni hanno fatto un uso esclusivo o prevalente di omeopatia e fitoterapia nell’ultimo anno. Tra gli ultrasessantacinquenni prevale invece la quota di chi ha utilizzato prevalentemente le terapie tradizionali o di chi, pur avendo utilizzato omeopatia e fitoterapia almeno una volta nei tre anni precedenti, non le ha utilizzate nell’ultimo anno. Tra i più anziani sono soprattutto le persone con titolo di studio più elevato a dichiarare di aver utilizzato in maniera prevalente o esclusiva le terapie non convenzionali. Tale effetto si annulla nelle altre classi di età.
Da un punto di vista territoriale emerge che nelle regioni del Sud, pur essendo meno gli utilizzatori di tali metodi di cura, vi è la tendenza ad utilizzare queste terapie in modo esclusivo o prevalente rispetto ai farmaci tradizionali, mentre nelle regioni dell’Italia settentrionale prevale la tendenza ad integrare terapie non convenzionali e farmaci tradizionali, prediligendo questi ultimi.
Sono soprattutto le persone in buona salute ad usare in modo esclusivo o prevalente i prodotti omeopatici o fitoterapici, mentre la quota di quanti dichiarano di essersi affidati prevalentemente a trattamenti medici di tipo tradizionale è più alta tra le persone che dichiarano un cattivo stato di salute o che risultano affetti da una o più patologie croniche.
3 – Le opinioni della popolazione sulle terapie non convenzionali
Indipendentemente dal fatto di aver sperimentato direttamente le terapie non convenzionali, il 48,8% delle persone ha espresso un giudizio positivo sull’utilità di almeno un tipo di terapia non convenzionale tra agopuntura, omeopatia, fitoterapia e trattamenti manuali, mentre il 51,2% ritiene che nessuno di questi metodi di cura sia utile.
La quota più alta di persone che esprimono un giudizio positivo si osserva nelle fasce centrali di età ( tra i 25 e i 54 anni ) e in particolare, la percentuale raggiunge circa il 55% tra le persone di 25-44 anni. Le donne, soprattutto le più giovani, riferiscono in misura maggiore di ritenere utili le terapie non convenzionali ( 51% contro il 46,4% degli uomini ). Le differenze di genere decrescono con l’età fino ad annullarsi tra gli anziani.
Il livello di istruzione è associato positivamente alla valutazione delle terapie non convenzionali. La quota di persone con titolo di studio elevato che ritengono utili tali terapie è più alta rispetto a quanti hanno conseguito un titolo di studio più basso ( 58,7% contro il 36,2% tra chi ha conseguito al massimo la licenza elementare ). La differenza permane sia tra quanti hanno fatto ricorso a terapie non convenzionali che tra coloro che non le hanno utilizzate.
La percentuale maggiore di scettici nei confronti dell’utilità di questo tipo di trattamenti risiede soprattutto nelle regioni dell’Italia Meridionale, dove è meno diffuso l’utilizzo. In queste regioni infatti il 59,4% delle persone non ritiene utile nessun tipo di terapia non convenzionale, contro il 45,8% di coloro che vivono nelle regioni dell’Italia Nord orientale. E’ proprio nelle zone dove sono più diffuse le terapie non convenzionali che è maggioritario il giudizio positivo.
Come prevedibile il giudizio è più positivo tra chi ricorre a tali terapie: il 95,4% di chi ha fatto uso di terapie non convenzionali le ritiene utili contro il 41,1% di chi non vi ha fatto ricorso. Considerando le singole terapie, chi ha fatto uso della fitoterapia la ritiene utile nel 91,0% dei casi, chi non vi ha fatto ricorso nel 27,7%; valutazione analoga viene espressa verso i rimedi omeopatici ( 93,1% contro il 30,6% ).
Tra chi non ha fatto ricorso a nessun tipo di terapia non convenzionale, il metodo di cura considerato più utile è quello dei trattamenti manuali ( 33,8% ), mentre la terapia non convenzionale ritenuta meno utile è la fitoterapia ( 26,0% ).
Tra chi ha fatto ricorso ad almeno un tipo di terapia non convenzionale, gli uomini si dimostrano più critici delle donne sull’utilità di questi metodi di cura. Tale differenza è più evidente nel caso dell’omeopatia e della fitoterapia ( rispettivamente 72,1% contro 62,9% e 58,6% contro 52,3% ), mentre si annulla nel caso dei trattamenti manuali. ( Xagena_2007 )
Fonte: Istat, 2007